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Bella, l’estate!

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Bella l’estate!

Un’afa incredibile entra dalla finestra ed il calore fortissimo segna le giornate qui a Taranto,la mia amata città ove torno sempre con piacere e grande desiderio dopo essere stata fuori,quest’anno a casa di mia madre.
Non c’é nulla che possa dare l’idea del caldo tarantino appiccicoso, fastidioso , un caldo bagnato,che ti fa stare tutto il giorno alla ricerca ansiosa di un filo di aria, un po’ di vento.
No, se arriva il vento, é vento di scirocco, i vestiti si attaccano addosso come una seconda pelle, tipo camicia di Nesso.

Eppure, secondo me, e’ cosi’ che dev’essere l’estate: pigra, immemore, calda e sudata in modo da sentirne il fascino dorato e molle
quasi esotico, come fossimo in Africa.
La citta’ e’ un deserto , piatta ,bianca, dalle persiane abbassate nel primo pomeriggio, dai tendoni multicolori che sin dalle prime ore del mattino stendono le loro ali protettive ,dalle persone che si precipitano sui balconi, chiacchierano con i
vicini, ridono o bevono una bibita fresca mangiano una fetta di anguria.
A me piace osservarle e sorrido di questa inusitata famigliarità che d’inverno sparisce dietro i vetri chiusi ed i volti seri e preoccupati.
Ci sono i più anziani che in canottiera si chinano sui gerani e gli danno da bere : le corolle assetate
succhiano quel fresco inatteso e si riprendono, alzandosi sullo stelo .
C’e’ tanto amore in questo gesto , poiché e’ difficile che reggano le piante in un clima cosi torrido.
Resiste solo il coloratissimo geranio……
Il geranio, date da bere al geranio,dice una poesia di Neruda.

Arida. Qui la terra e’ arida, non irrigua come quella che ho lasciata pochi giorni fa ,la Campania-felix ricca di fiumi, ruscelli, canali, li si che e’ consuetudine vedere terrazze e giardini verdi e rigogliosi, ma qui, per far crescere un filo d’erba ci vuole tanta pazienza e tanto lavoro.
Ma quanto e’ bella pero? la mia terra, non mi stanchero’ mai di dirlo, forse si annoieranno ad ascoltarmi e restero’ con venticinque lettori come l?illustre autore dei Promessi sposi.
Sono fortunata, tra i miei amici Poeti almeno venticinque sono pugliesi e vivono all?estero o in altre regioni.
Si commuovono quando si parla della loro terra e vengono a leggere quello che scrivo.
Qui l’estate inizia gia’ a marzo. col fiorire dei mandorli ed ed e’ uno spettacolo meraviglioso,che mi ricorda le poesie dell’infanzia, le passeggiate a Pasqua si, i colori pastello dei vestiti di noi ragazzine,fatti in fretta dalle sarte spazientite delle nostre indecisioni e capricci,ma deliziate quando indossavamo quei capolavori che oggi non indosserebbe nessuna fanciulla.

Ora
vestono prevalentemente con i jeans, per noi non esistevano ,giudicati dai genitori, poco eleganti.
I piccoli tailleurs, gli abitini erano il nostro abbigliamento, completato dalle scarpe decolte?, con un piccolo fiocco di grosgrain ed una minuscola borsetta piccola piccola da contenere solo il fazzolettino ed un astuccio di rossetto.
Scendevamo a frotte le scale di casa e poi per strada verso il lungomare.
Allora non ci facevo caso, ma , a ripensarci, sembravamo un nugolo di farfalle in volo.
Passeggiate a non finire, incontri ed i primi coni di gelato che avevano il colore rosa delle fragole, il verde tenue dei pistacchi ed il sapore caramelloso delle nostre giovani labbra. Che bello!

Poi, veniva l?estate, quella vera, distese immense di grano biondissimo e papaveri rossi.

In bicicletta andavamo al mare al mattino di buonora per trovare l’acqua limpida e prendere tanto, ma tanto sole.

Dopo qualche giorno eravamo abbronzate e nere come carbonella,ma i primi giorni era una vera tortura, soprattutto per chi era biondina,come me, le ustioni,ma non facevano male, o almeno cosi? dicevamo per poter arrivare al risultato finale di sfoggiare una bella abbronzatura,ma alla sera, quando andavamo a letto ,era una spalmata generale di creme bianche a contrastare i danni:le nottate la passavamo in bianco per il gran bruciore.
Noi in casa eravamo e siamo tre sorelle,quasi coetanee e tra noi c’era un’unione ed una complicità che sarebbe durata a lungo negli anni.
E d’estate soprattutto si manifestava la solidarietà fra di noi Lci scambiavamo i vestiti,scarpe,davamo il più bello a chi aveva qualche importante incontro, mia sorella accorciava tutti i miei abiti da sera, poichè il suo fidanzatino voleva vederla in minigonna e lei dimenticava di rimettere giù l’orlo del vestito,
suscitando le mie ire che si concludevano con qualche lancio di cuscini e tante risate.
I miei fratelli, non partecipavano a questi piccoli scontri, si limitavano a ridacchiare della nostra stupida vanità e a criticare i nostri occhioni impiastricciati di rimmel e lacrime.
E’ vero sembravamo dei clown, ma era bella l’estate e trasgressiva,quel tanto da farci sentire affascinanti e desiderabili..

Eravamo una grande famiglia ,molto unita e lo siamo ancora, ci ritroviamo sempre vicini soprattutto nelle situazioni difficili.
La grande famiglia e’ gia una scuola ,secondo me, mi ha insegnato ad amare , a comprendere che la mia liberta? finisce dove inizia quella degli altri.

Era bella l?estate
con i tavolini e gli ombrelloni aperti al lungomare e le barche che puntavano l’orizzonte e che guardavamo con occhi sognanti e le ciglia lunghe lunghe scurite dal rimmel,dal kajal, lo sguardo perso negli occhi di qualcuno bello e giovane come noi, le mani che si sfioravano sulla panchina per tornare compunte in grembo al passaggio di qualche conoscente.

-Ti ho portato un disco, per il tuo compleanno-
-Ma io, non so se posso….
-Dai accettalo, non é impegnativo,é solo un 45 giri.
-Va bene , grazie.
Abbassavo gli occhi attenta al trucco e labbra rigorosamente imbronciate.
Era di rigore essere imbronciate, come se l’incomprensione si dovesse leggere sui nostri volti.
Belli ed incompresi.
Alla fine lo prendevo il disco e per giorni interi le nostre camerette risuonavano delle voci di Peppino di Capri…, Mai piu? nessuno al mondo….Si me suonne…nun e? peccato……,
di Umberto Bindi col Nostro concerto che fu la colonna sonora di molti adolescenti amoretti nati a Giugno e finiti a Settembre con le prime piogge e la riapertura delle scuole,come se lo scivolare dell?acqua sui tetti togliesse di mezzo tutta la leggerezza dell’estate colorata e felice ed improvvisamente i colori cupi dell’autunno, quel tappeto di foglie brune
sul lungomare deserto, annunciassero una chiusura del cuore e delle finestre.
Tutti a studiare.

Era bella l?estate
con le guance arrossate, le matite da trucco multicolori che mio fratello consegnava ingenuamente a mia madre , insieme ai cuoricini ritagliati nel cartone, ai gattini di peluche che portava in salotto e che rivelavano che qualcuno cercava di scalare il mio cuore.
Era bella l’estate dei compleanni festeggiati in famiglia, con la sparizione improvvisa dei genitori ed il salone addobbato di palloncini e cotillons: con mio padre che fingendo di portarci l?aranciata, improvvisamente faceva capolino dalla porta, per controllare la situazione e spesso non si accorgeva che fuori il balcone volavano baci e carezze.
Si affrettava ad andare via, richiudendo accuratamente la porta e noi sospiravamo di sollievo. Uffa!!
Ora gli direi:”Resta qui con noi, partecipa anche tu alla nostra festa,finche’ dura”.

Bella l?estate allora, ed anche adesso.

Il mare e? sempre azzurro, il cielo e? sempre sereno e luminoso, altri giovani popolano le spiagge e le discoteche,
di agghindano secondo la moda del momento, sfoggiano treccine e perline , scorazzano sui motorini colorati,si godono la loro bella stagione,seguono i loro sogni,
ascoltano il cuore, il grido della guerra vicina, come noi sentivamo vicina a noi la guerra del Vietnam e ora come allora gridano la loro
Poesia.

Dicono come noi,allora,
No alla guerra,
no alle stragi e alla violenza, ai soprusi, alle ingiustizie sociali, impugnano un fiore rosso sventolando bandiere, sogni,musica nuova,amore ed aquiloni colorati.
Fanno sitting nelle piazze e cortei pacifisti ma pieni di passione e di sdegno..
Troppo bella l’estate, troppo bella la vita e la giovinezza di tutte le epoche,troppo bello vivere in Pace.

Basta soltanto crederci!

Quando ho visto il sole emergere
dalla sua dimora,
la terra
mi e’ sembrato un tamburo
seguito da ragazzi. (E. Dickinson)


________Nicole




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